Madre Terra… non tacerò
per camminare quest’anno con noi
Non potevamo non accogliere con gioia e lasciarci immediatamente interpellare dalla Laudato si’ di papa Francesco. Ci sentiamo provocati proprio come Ufficio Diocesano di Pastorale Giovanile Vocazionale nel nostro servizio educativo a favore dei ragazzi e giovani e dei loro educatori. Non tanto per aggiungere un capitolo in più al nostro progetto, che non di rado abbiamo tralasciato, ma per ripensare il progetto stesso con la freschezza, l’urgenza e l’immediatezza di nuovi pensieri e categorie che vengono da questa enciclica. Tale invito del nostro Vescovo si colloca in questo particolare anno in cui si terrà il Sinodo dei vescovi su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. Proprio ieri abbiamo accolto l’Instrumentum Laboris. Il testo esordisce:
«Prendersi cura dei giovani non è un compito facoltativo per la Chiesa, ma parte sostanziale della sua vocazione e della sua missione nella storia. È questo in radice l’ambito specifico del prossimo Sinodo: come il Signore Gesù ha camminato con i discepoli di Emmaus (cfr. Lc 24,13-35), anche la Chiesa è invitata ad accompagnare tutti i giovani, nessuno escluso, verso la gioia dell’amore» (Instr. Lab. 1).
Nella presente Enciclica papa Francesco osserva che «non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale», in cui non possiamo negare siano immersi i nostri giovani. A suo avviso, «le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura» (Laudato sì 139). Francesco elabora dunque un concetto di ecologia integrale che unisce inscindibilmente le dimensioni umane e sociali con la questione ambientale.
L’ecologia integrale è l’unico antidoto ad una coscienza individuale non responsabile e uniformata alla logica dell’“usa e getta”. Questa logica non appare più confinata solo all’utilizzo delle risorse ambientali, ma è divenuta la logica dominante anche nelle nostre relazioni interpersonali. Il termine “integrale” allude al fatto che questa nuova ecologia deve abbracciare tutte le componenti della vita umana, riscattandola dalla sottomissione al paradigma tecnocratico che pone al centro del progresso della nostra civiltà la tecnologia legata al guadagno. Come osserva papa Francesco,
«la cultura ecologica non si può ridurre a una serie di risposte urgenti e parziali ai problemi che si presentano riguardo al degrado ambientale, all’esaurimento delle riserve naturali e all’inquinamento. Dovrebbe essere uno sguardo diverso, un pensiero, una politica, un programma educativo, uno stile di vita e una spiritualità che diano forma ad una resistenza di fronte all’avanzare del paradigma tecnocratico» (111).
In realtà, il territorio della nostra Diocesi non è estraneo a continui attentati all’ambiente e al territorio (smaltimento illecito di rifiuti tossici; la famosa Operazione denominata Chernobyl; per non parlare delle battaglie condotte contro le ricerche petrolifere). Purtroppo, riprendendo le parole del Papa, «oggi non possiamo fare a meno di riconoscere che un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri” (49) ».
La nostra Diocesi da sempre ha mostrato la massima sensibilità alle tematiche ambientali: di recente proprio contro la costruzione della Stazione Elettrica di Terna a Montesano scalo il nostro Vescovo ha attivamente partecipato a varie iniziative intraprese dai cittadini che si battono tenacemente per far valere le proprie ragioni rispetto alla costruzione di una centrale elettrica, a pochi passi dal centro abitato e dalle scuole – un’opera presentata come d’interesse nazionale – che ignora l’impatto ambientale e disattende le sacrosante rivendicazioni rispetto alla salute dell’intera comunità.
La PGV diocesana si impegnerà, dunque, a realizzare progetti pastorali e di sensibilizzazione dei giovani dell’intera Diocesi prendendo spunto proprio dall’Enciclica. Gli obiettivi che ci proponiamo, ispirati a un contributo di Raffaele Mantegazza, saranno:
Se ci accostiamo alla natura senza questa apertura allo stupore e alla meraviglia, se non parliamo più il linguaggio della fraternità e della bellezza nella nostra relazione con il mondo, ci comporteremo sempre e solo da dominatori, da consumatori o da sfruttatori delle risorse naturali e delle altre persone, incapaci di sfuggire alla logica della massimizzazione del tornaconto individuale.
L’IL riscontra anche «una sensibilità e un impegno dei giovani, anche in forme di volontariato, segno di una disponibilità ad assumersi responsabilità e di un desiderio di mettere a frutto talenti, competenze e creatività di cui dispongono. Tra i temi che più stanno loro a cuore emergono la sostenibilità sociale e ambientale, le discriminazioni e il razzismo. Il coinvolgimento dei giovani segue spesso approcci inediti, sfruttando anche le potenzialità della comunicazione digitale in termini di mobilitazione e pressione politica: diffusione di stili di vita e modelli di consumo e investimento critici, solidali e attenti all’ambiente; nuove forme di impegno e di partecipazione nella società e nella politica; nuove modalità di welfare a garanzia dei soggetti più deboli. Come mostrano anche alcuni esempi molto recenti in tutti i Continenti, i giovani sono capaci di mobilitarsi, in particolare per cause in cui si sentono direttamente coinvolti e quando possono esercitare un autentico protagonismo e non semplicemente andare a rimorchio di altri gruppi. I giovani sottolineano come rispetto alla promozione della giustizia l’immagine della Chiesa risulti “dicotomica”: da una parte vuole essere presente nelle pieghe della storia a fianco degli ultimi, dall’altra ha ancora tanto da fare per scardinare situazioni, anche gravi e diffuse, di corruzione, che le fanno correre il rischio di conformarsi al mondo anziché essere portatrice di un’alternativa ispirata al Vangelo».
Ribadisce il Vescovo nella lettera «è inutile credere di costruire un futuro se non ci rimettiamo in cammino con coloro che lo potranno realizzare: i giovani». Insieme a loro, dunque, siamo promotori di un nuovo rispetto e senso di responsabilità nei confronti della nostra “casa comune”, rendendoci disponibili ad ascoltarli e ad accompagnarli, giacché «non ci sarà una nuova relazione con la natura senza un essere umano nuovo» (118).